Non si può parlare dell’Ordine Cistercense senza nominare San Bernardo di Chiaravalle, anche perché la figura di questo illustre santo e dottore della Chiesa costituisce l’anello di congiunzione tra i monaci Cistercensi, che grazie alla sua influenza divennero uno degli ordini religiosi più ricchi e più influenti del Medioevo, ed i Templari, la cui costituzione egli raccomandò caldamente al Papa e per i quali redasse la regola ricalcandola su quella benedettina dei Cistercensi stessi. San Bernardo nasce a Digione, in Borgogna, nel 1090, da una famiglia profondamente cristiana. Studia presso i canonici secolari di St. Vorles a Chatillon-sur-Seine, ma rifiuta di intraprendere la carriera ecclesiastica in Germania. Si ritira invece presso il monastero di Cîteaux dove si cercava di vivere la regola benedettina secondo lo spirito originale. Il suo arrivo diede nuovo slancio e suscitò nuove vocazioni. Cinque anni dopo, insieme a dodici compagni, per fondare una nuova abbazia in una località che egli volle chiamare la Valle delle Luce: Chiaravalle. I suoi nuovi compagni erano inizialmente figli della nobiltà, poi arrivarono anche contadini e gente del popolo. I monaci facevano una vita semplice, si dedicavano all’agricoltura ed all’allevamento del bestiame, ed introdussero anche delle tecniche avanzate. Bernardo era di esempio ai suoi monaci nell’osservanza della Regola e maestro nello spiegarla. Di particolare rilievo le sue opere sull’umiltà e sull’amore di Dio. Sostenne e fece riconoscere da tutti, come legittimo successore di Pietro, papa Innocenzo II, al quale era stato contrapposto Anacleto II. Bernardo, cantore di Maria, la propose come modello di vita per tutti. Bernardo morì a Chiaravalle il 20 agosto 1153, venne proclamato santo nel 1174 e dottore della Chiesa nel 1830.
Il 21 marzo 1098, equinozio di Primavera e festa di san Benedetto e, in quell’anno, anche Domenica delle Palme, ventuno monaci, con a capo l’abate Roberto di Champagne, lasciarono il monastero di Molesme per fondare, nella Borgogna francese, 20 chilometri a Sud di Digione, un nuovo insediamento monastico, che fu chiamato “Nuovo Monastero”. Come sede per il suo ordine, Roberto scelse un luogo solitario chiamato Cistercium (da cui derivò la denominazione dell’Ordine), l’odierna Cîteaux, e cominciò a seguire un rigido stile di vita più consono alle regola benedettina originale, il cui senso era stato fortemente alterato a Molesme. Oltre a Roberto, un notevole contributo al buon esito dell’operazione venne dato da altri due religiosi, Alberico e Stefano, considerati co-fondatori dell’Ordine. Alberico, infatti, ottenne la concessione della protezione apostolica su Cîteaux dal papa Pasquale II con la bolla “Desiderium quod” dell’aprile 1100, che assicurava al Nuovo Monastero assoluta indipendenza da Molesme. Stefano si preoccupò di conservare lo spirito del rinnovamento cistercense promovendo disposizioni tese alla salvaguardia della povertà e della quiete monastica.
Nel XII secolo, grazie anche ai contributi di San Bernardo, l’Ordine era diventato quasi una potenza temporale per l’estensione delle sue proprietà e per la sua influenza, conquistate grazie alla capacità di adattamento e di valorizzazione del propri beni. Questa agiatezza, in seguito, diventerà la causa della loro decadenza. In questo periodo, comunque, nascono le più grandi ed importanti abbazie cistercensi, in Italia, ma soprattutto in Francia, dove vengono costruite 11 cattedrali gotiche dedicate a Nôtre-Dame, le cui ubicazioni, segnate su una carta geografica, formano, curiosamente, il disegno della costellazione della Vergine:
Dal XIII secolo, con il diminuire del reclutamento, è necessario ricorrere ai canoni di affitto per continuare a beneficiare dei terreni e, poco a poco, si prende l’abitudine di vivere non più del lavoro delle mani, ma delle rendite delle proprietà dei monasteri. Tuttavia, malgrado la nascita degli Ordini mendicanti, quello cistercense continuerà la sua espansione e, all’inizio del XIV secolo, comprenderà 725 case di monaci.
Il XIV e il XV secolo saranno difficili da vivere per tutta l’Europa, compresi i monaci Cistercensi; i “grandi” di questo mondo confiscano i beni ecclesiastici, i conflitti armati si allargano a tutta l’Europa, le grandi epidemie diffondono, dappertutto, i loro danni; infine, la nascita dell’Umanesimo contribuisce, da parte sua, al crollo della società monastica spirituale mentre non dimentichiamo che alcuni di questi monaci avevavo subito persecuzioni continue dovute all’ordine del Papa di sopprimere l’ordine dei Templari e l’organizzazione in se’ dei monaci guerrieri che per tanti anni avevano contribuito quando al pellegrinaggio in Terra Santa per la riconquista e la salvaguardia del culto del cristianesimo , quando ospitando i Cavalieri Templari al loro ritorno che in questi monasteri andavano conservando proprio le reliquie e le ricchezze salvate dalle mani dei nemici.
Per questo all’interno dell’Abbazia ritroviamo due croci dipinte in rosso e in bianco sull’intonaco dell’epoca cistercense, salvate miracolosamente dalla distruzione e dal successivo rifacimento. Tra gli arredi sono stati ritrovati una effige di epoca bizantina che testimonia la scelta di una sede tra queste mura dei primi ordini cristiani, un ostensorio con la scultura di un pellegrino che testimonia il passaggio dei pellegrini diretti in Terrasanta lungo l’ antica via Amerina, e soprattutto una coppa antica , sorella del Santo Graal, raffigurante ai piedi una croce templare.
Ancora siamo alla ricerca misteriosa del tesoro nascosto anticamente in questo monastero, forse portato via nell’antichita’ o forse ancora da ritrovare,di cui si parla nei manoscritti tramandati che sembra contenga altre reliquie provenienti dalla Terra Santa.
I corpi esamini di alcuni monaci guerrieri , di fatto, sono stati ritrovati all’inerno dell’Abbazia, lungo le colonne , come tradizione templare vuole. Altri invece erano sepolti a terra immediatamente fuori l’Abbazia.
Le armature templari di proprieta’ di questi monaci guerrieri non sono state piu’ ritrovate e molte reliquie facenti parte degli ‘’arredi di Falerii’’, come riportano gli antichi manoscritti sono conservati forse dalle famigli nobili o dai musei francesi.
Sta di fatto che tra le chiese, i monasteri e le abbazie o cattedrali templari vi erano anche i monasteri cistercensi e quindi il monastero di Falerii Novi. L’ordine dei monaci era dunque un ordine conservativo, contemplativo, ospedaliero (ospitavano i pellegrini in passaggio) ma soprattutto erano monaci guerrieri (anche detti templari).
Nel XVI secolo non figura nessuna nuova fondazione, ma la Riforma metterà in atto la scomparsa irreversibile di più di 200 monasteri, mentre la maggior parte degli altri saranno devastati.
In questo periodo nasce l’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza (O.C.S.O.). La riforma venne attuata soprattutto grazie all’opera di Armand-Jean le Bouthillier de Rancé, abate di Nôtre-Dame de la Trappe, una delle più antiche abbazie cistercensi. Per tale motivo, i Cistercensi sono anche comunemente conosciuti come frati Trappisti.
Il XVIII secolo, con l’Illuminismo, offre un quadro diversificato dell’Ordine: certe case sono ferventi e hanno un reclutamento soddisfacente; altre, molto più numerose, hanno solamente un numero ridotto di monaci che assicurano un minimo di vita comune nelle costruzioni, spesso immense, che danno l’illusione di una grande prosperità. In Germania e nell’Impero Austro-Ungarico è il periodo della grande fioritura del Barocco, ma è anche il periodo del “giuseppinismo”, nel corso del quale, per sfuggire alla chiusura di cui sono minacciati, i monasteri accettano delle attività annesse e, fino ad allora, poco praticate dai Cistercensi: parrocchie, scuole, conventi e così via. È in questo contesto che scoppia la Rivoluzione Francese, la quale giungerà alla decisione della soppressione di tutti i monasteri. I monaci sono espulsi, alcuni di essi moriranno martiri nei barconi, i beni conventuali sono confiscati e venduti dallo Stato. Gli eserciti della Rivoluzione e, in seguito, quelli dell’Impero generalizzano il movimento nell’intera Europa, tra il 1789 e il 1810. In questo contesto, estremamente difficile, c’è tuttavia, un gruppo di monaci dell’Ordine che sotto la guida di Agostino de Lestrange, maestro dei novizi della Trappa nel 1789, vivendo una lunga “odissea” che li condurrà sino alla Russia, riesce a tenere viva la vita cistercense in un certo numero di fondazioni, sparse in tutta l’Europa. Dalla restaurazione della monarchia francese – 1815 – alcuni membri di questo piccolo gruppo, riprendono la vita monastica (in Francia e Belgio) e danno origine a una nuova rinascita monastica caratterizzata da una grande generosità, da un intenso fervore spirituale. Questo rinnovamento si attua malgrado una grande precarietà materiale ed è segnato da un senso profondo dell’ascesi e della riparazione degli abusi commessi dalla Rivoluzione Francese. In altre parti d’Europa la situazione è diversa. I monasteri dell’Ordine riprendono vita in Austria, Ungheria e Italia, mentre in Spagna, Portogallo e Svizzera sono vittime di politiche settarie – conseguenze tardive della Rivoluzione Francese – e spesso costretti alla chiusura o all’abbandono come il monastero di Falerii Novi, oggi detta anche Abbazia.
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